Menu principale:
La villa si erge sopra la località di Bignanico, ad Est del borgo di Cardina e si raggiunge dalla via Cardina, con una deviazione attraverso un viale.
Per la figura dei committente, dell’architetto ideatore, degli autori degli arredi e delle decorazioni e per la sua posizione, la villa è tra le principali tra quante furono costruite sulle rive del Lario nel cinquantennio post-
Alberto Carlo Pisani Dossi, in arte Carlo Dossi (1849-
La costruzione, ideata dal Conconi e realizzata da Luigi Perrone con qualche variazione, di ordine pratico-
Al centro la "coppa dell’amicizia" in marmo rosa di Condoglia. Amico del Dossi, e fin dalla giovinezza, lo stesso progettista che diede concretezza ai suoi desideri.
La pianta è libera, svolgentesi lungo un asse orizzontale nord-
L’ingresso, aperto verso il giardino, è sul piano mediano (cui è sovrapposto un ultimo piano con le stanze per gli ospiti ed un salone a loggiato), ove, con le camere da letto, è un ampio vestibolo da cui scende lo scalone d’onore, con balaustrate in ferro battuto di Alessandro Mazzucchelli, cui si devono altri numerosi interventi all’interno e all’esterno della villa.
il "portico degli amici"
Il piano sottostante, cui conduce lo scalone, è di rappresentanza, con il ricordato "portico degli amici", aperto verso il lago nel cui centro è l’impluvio, e con la sala da pranzo affacciata panoramicamente, il grande salone (già allora predisposto per proiezioni cinematografiche), salotti, sala del bigliardo. Ancora su questo piano un "gabinetto fotografico", la biblioteca, lo studio.
Al piano d’ingresso un’ampia terrazza con il monumento, di Cesare Ravasco, "Alle tre arti consolatrici della vita", con figure allegoriche addossate ad un obelisco, incorporante le canne fumarie e persino un monopiatti per eventuali pranzi all’aperto, con felice molteplicità di funzioni, all’insegna del bello e utile.
Larghi gli interventi nel giardino, che tuttavia non attenuano l’effetto monumentale dell’insieme, con un inserimento marcato della "ridefinizione del paesaggio" del primo bacino del lago di Como.
Molti dei mobili della villa furono eseguiti da Eugenio Quarti, mentre di Carlo Agazzi sono le decorazioni ad affresco di volte e pareti.
All’interno, tra le molte, anche due eccezionali testimonianze dello scultore Grandi, entrambe verosimilmente degli anni ’70: un lampadario con amorini in bronzo reggenti una boccia di vetro e il "Ritratto" del Rovani, simbolo di quella unità di arti che la villa realizzava, frutto estremo di ipotesi radicate in un non remoto passato, ma insieme esempio, allora attualissimo, delle interrelazioni tra struttura e decorazione promosse dal liberty, e sia pure, all’esterno, con una certa freddezza ereditata dalle esercitazioni stilistiche del nostro eclettismo, sposato alle secche geometrie secessioniste.
da: Ville e nuova committenza, in L’idea del lago. Un paesaggio ridefinito: 1861/1914, Gilda Grigioni -