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Intorno a Cardina > La Circoscrizione 8 > Ponte Chiasso

La dogana di Chiasso in disegno è dell'illustratore svizzero Rodolphe Toepffer,
tratto dal suo libro Voyages en Zig Zag, Parigi, 1837


1880

1928

1935

La Cementeria Portland Montandon & C. nel 1900

1955

Il quartiere di Ponte Chiasso ha una origine piuttosto recente. Fino alla metà del secolo scorso la piana antistante il borgo di Chiasso e la Confederazione Elvetica era occupata da un acquitrino formato dalla confluenza di alcuni torrenti (Faloppia) e solcato da un piccolo ponte ("Puntesel"), da cui probabilmente il successivo toponimo.

La zona era disabitata e malsana: alcune case alle propaggini dell'altura di Quarcino vedevano la presenza di una taverna, che non è difficile immaginare come punto di contatto per piccoli traffici locali, legati al contrabbando di merci. In quel periodo, una caserma è segnalata in località Brogeda (termine che è presente in differenti corruzioni linguistiche lombarde e che significa "fondo valle" o "gola angusta") in casa di proprietà Monti: ma doveva essere poco più di una postazione diurna, essendo la Guardia Doganale accasermata a Sagnino, in abitazione di proprietà Torriani.

Sull'origine del toponimo di Brogeda non si è riusciti ad appurare molto. Si possono solo formulare ipotesi, per altro molto discutibili. Un antico dialetto orobico contempla il termine brojer, che significa rosaio, e in particolare riferito alla rosa della teppa, propria dei terreni umidi. Nella lingua gallica vi è il termine broga, poi trasformatosi in bruga, e quindi brughiera. Si tratta di una terminologia viticola in quanto può indicare la presenza di un pratello tra filari di vigna, oppure la riva erbosa di campo. La zona, come era un tempo, consentirebbe questa versione. Non si deve escludere anche una connessione del toponimo con il cognome Broggi, di origine canturina, ma assai frequente anche a Como. Fra le pergamene di San Fedele il cognome Brocchi si trova citato in un rogito del 1229.

Il confine con la Svizzera era stato definito parecchi secoli prima, alla fine del 1500, ed aveva visto il nascere di Chiasso: la zona era attraversata dalla via Provinciale per la Svizzera (oggi via Bellinzona), una via di commercio che riveste fra il 1500 e il 1850 un interesse alternato nel tempo, a seconda dell'affidabilità dei passaggi a Sud e Nord di Bellinzona. Fu sotto l'egida del Comune di Monte Olimpino che nel 1827 iniziò la progettazione del nuovo tracciato della via Bellinzona e, nel 1875-1885, del completamento verso Chiasso e Basilea (attraverso il Gottardo) del tracciato ferroviario, opera che ebbe ricadute importanti, posizionando una nuova stazione internazionale nel borgo di Chiasso, in una zona accessibile anche dall'Italia.

Accanto al commercio ed alle esigenza delle vie di comunicazione, la nascita del quartiere di Ponte Chiasso dipende anche dalle attività produttive: ad una filanda preesistente, nel 1889 si aggiungono la Cementeria Portland Montandon & C. (che vede sopravvivere la sua attività altrove sotto la denominazione di Cementeria di Merone) e la fabbrica di vernici Lechler, che mantiene ancora una piccola attività. La Cementeria Portland sfruttava una cava di marna nella zona e presentava un alto camino, che a lungo segnò una delle caratteristiche della zona.

Il quartiere così come è oggi disegnato (anche nelle sue contraddizioni) si configura a partire dal 1930, con il potenziamento della dogana, l'accasermamento della Finanza e con piani urbanistici che favoriscono l'insediamento abbastanza confuso di residenza ed attività commerciali legati agli scambi di frontiera. La Via Bellinzona, negli anni '60, diventa la porta preferenziale per il traffico diretto nella vicina Chiasso ed attratto dalla convenienza di generi quali il caffè, lo zucchero, le sigarette e, soprattutto, la benzina. Negli anni '70, lo snodo autostradale e la nuova dogana internazionale introducono nuovi e discutibili elementi critici di vivibilità.

 
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